Lo psicologo: “Lo sport aiuta i bambini a crescere, no alla paura del Covid”

ROMA – “La parola sport può spaventare in tempo di Covid, ma quando si parla di bambini bisogna dire che l’attività motoria non aiuta solo il fisico, è importante anche per i rapporti sociali, l’emotività, l’intelligenza, ossia per tutte quelle esperienze che consentono di crescere, soprattutto quando si è negli anni dello sviluppo”. A dirlo è Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), durante la diretta facebook della Società italiana di pediatria (Sip) ‘Bambini e sport: come riprendere in sicurezza’.

“Lo sport è divertimento e partecipazione- sottolinea Castelbianco- ma è anche importante perché insegna a sfruttare il corpo e le energie, fa conoscere sé stessi e i propri limiti”. Questo significa che “attraverso lo sport un bambino può capire cosa riesce a fare e cosa no e anche cosa riescono a fare o meno gli altri. Può scoprire, ad esempio, che non sa saltare con l’asta ma che è in grado di nuotare e il suo amico, invece, sa fare il contrario. Capire di avere dei limiti ci aiuta anche a vedere gli altri in un’ottica diversa: ‘Non solo io non so fare quella specifica cosa, anche gli altri hanno dei limiti’”.

E tutto questo vale pure in tempo di pandemia. “Gli adulti devono preoccuparsi dei bambini e non del Covid”, sottolinea con forza Castelbianco. “Abbiamo una classe medica molto attenta e prudente che ci ha dato delle regole da seguire- dice lo psicoterapeuta- dobbiamo seguirle per stare in sicurezza e non essere ansiosi a sproposito, perché altrimenti trasmettiamo incertezza. Dobbiamo affidarci alle indicazioni sanitarie e cercare di far vivere ai bambini la loro vita e non le preoccupazioni di noi genitori”.
Perché l’ansia è un problema che si sta diffondendo sempre di più. “Abbiamo bambini che piangono per non entrare in classe e non perché non vogliano andare a scuola, ma perché arrivano carichi di ansia genitoriale”, dice il direttore dell’IdO.

E poi ci sono i ragazzi che non vogliono proprio uscire di casa. “Il distacco sociale sta aumentando, stanno aumentando i cosiddetti ‘hikikomori‘. Sono tantissimi, infatti, i ragazzi che non vogliono avere relazioni con gli altri”, sottolinea Castelbianco. Ma il Covid non deve bloccare le vite, “va affrontato secondo i canoni che ci vengono dati. Dobbiamo seguire le direttive ma dobbiamo anche vivere, perché se bambini e ragazzi vivono male la loro età è un problema che si porteranno dietro negli anni”, dice lo psicoterapeuta.
Su quale sport far fare ai propri figli Castelbianco è chiaro: “Bisogna fargli fare l’attività che gli piace, anche i bambini devono avere una scelta e non per forza seguire i desideri dei genitori”. L’esempio su tutti è quello del nuoto: “Dopo che hanno imparato a galleggiare di solito i bambini non vogliono più andare in piscina- conclude lo psicoterapeuta- ecco allora che bisogna rispettare i loro desideri e, se vogliono, farli passare da uno sport individuale a uno di gruppo”.

SIP: “CONTROLLI PER RIPRESA DELLE ATTIVITÀ DEI BIMBI GUARITI”

“Un bambino colpito dal Coronavirus e poi guarito deve fare una serie di controlli, principalmente all’apparato respiratorio e a quello cardiovascolare, per riprendere l’attività sportiva. Questo, per capire se ci sono complicanze a lungo termine. A riguardo, la Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) ha emesso un protocollo molto rigoroso anche per gli atleti dilettanti”. Lo dichiara Attilio Turchetta, esperto per le attività sportive della Sociatà italiana di Pediatria (Sip) e responsabile di Medicina dello sport dell’Ospedale pediatrico bambino Gesù di Roma (Opbg), nel corso della diretta facebook dal titolo ‘Bambini e sport: come riprendere in sicurezza’.

Per la prevenzione del virus in ambito sportivo “dobbiamo faticare tutti un po’ di più- spiega l’esperto- perché, senza mascherina, il distanziamento è l’arma principale. Le regole ci sono e le singole federazione sportive le hanno fornite. Il problema è farle rispettare e in questo gli allenatori e gli istruttori devono occuparsene. Anche i genitori devono ricordare ai bambini le regole del distanziamento, che è un sistema per minimizzare il rischio di contagio in questo momento”. Durante la diretta il pediatra fornisce consigli su quali attività puntare per ogni fascia d’età, sottolineando che “prima dei 5 o 6 anni i bambini devono fare attività motoria, provare più sport e non sceglierne uno specifico. Tra i 6 e i 7 l’atletica leggera è ottima. Poi dagli 8 anni si può cominciare a specializzarlo con minibasket, minicalcio o minivolley, che in seguito potranno permettere al ragazzo di svolgere attività agonistica di alto livello. Ci vuole una progressione logica dove non ci siano costrizioni. Poter scegliere lo sport- conclude- forse è l’unica cosa libera che abbiamo nella vita”.